mercoledì 19 settembre 2012

SAMSO - Una realtà 100% RINNOVABILE



SAMSO è un'isola Danese situata 15 Km al largo della penisola dello Jutland.
La piccola comunità conta circa 4300 abitanti, in prevalenza agricoltori, che fino a 10 anni fa non distinguevano una turbina da una rapa.

L’isola oggi ha 21 turbine eoliche, di cui 10 a mare, alcuni impianti di riscaldamento a energia rinnovabile e una quantità enorme di pannelli solari. La popolazione usa solo elettricità pulita e per il 70% si riscalda con fonti alternative. Ma quello che rende Samsø speciale è il coinvolgimento economico, emotivo e sociale di tutta la comunità.




L’artefice di questo “miracolo” ha un nome: si chiama Søren Hermansen, ha 49 anni e ha iniziato tutto per caso. Nel 1997 il ministero dell’Ambiente e dell’Energia danese promuove una gara sulle energie rinnovabili: per partecipare occorreva presentare un progetto che spiegasse come ridurre l’uso dei combustibili fossili su piccoli territori. Un ingegnere presenta un progetto su Samsø e vince la gara. E Samsø viene proclamata “isola dell’energia rinnovabile”. Ma solo sulla carta. Non riceve finanziamenti, né aiuti né sgravi fiscali. Gli isolani, poi, rimangono sbalorditi da questa vittoria. Il problema energetico non se lo sono mai posto e continuano a importare elettricità via cavo dalla terraferma e a riscaldarsi con il gasolio che arriva con le navi cisterna.

Ma Søren Hermansen intravede l’opportunità. Insegnante di scienze ambientali nella scuola dell’isola, Søren è nato e vive da sempre a Samsø. Suo padre era agricoltore, ma lui non si sentiva tagliato per questo mestiere, così a suo tempo ha dato le terre in affitto. «Quando il governo ha stanziato i primi fondi (40mila euro), mi sono fatto avanti per avviare il progetto» ha raccontato Søren a Millionaire. «Sono stato il primo impiegato dell’Ufficio per l’ambiente e l’energia, un’organizzazione non governativa che fa parte di un network internazionale sulle energie rinnovabili, ma i fondi riuscivano a coprire solo metà della mia giornata. Per l’altra metà lavoravo gratuitamente».

Il progetto è ambizioso: costruzione di 11 turbine eoliche terrestri che producano elettricità per tutta l’isola, il 60% delle case raggiunte da un impianto di riscaldamento comune e il 108 Danimarca prima al mondo 40% da impianti individuali alimentati con energie rinnovabili, ricerca di fonti energetiche alternative per i mezzi di trasporto, costruzione di 10 turbine offshore. Il tutto da realizzare in 10 anni. E con costi significativi: basti pensare che una turbina terrestre costa 600mila euro e una offshore due milioni. «Ma la grande difficoltà è stata convincere la gente» dice Søren. «Organizzavo riunioni su riunioni per spiegare l’opportunità. Conosco la mia gente, è molto conservatrice, e sapevo che nessuno avrebbe fatto il primo passo prima che lo facesse il suo vicino. Così, ho puntato proprio su questo aspetto: ho detto loro che quello delle energie rinnovabili era un modo per lavorare tutti insieme su un progetto comune e garantire un futuro all’isola».


Alla fine degli anni 90 Samso importava energia prodotta con il carbone. Nel 2001 avevano dimezzato le emissioni inquinanti, nel 2003 raggiunto l'autosufficienza energetica (pulita) e dal 2005 Samso restituisce alla Danimarca elettricità prodotta dal vento e dal sole. Quindi, i samsingers fanno profitti. "Quest'anno ho staccato un dividendo da 400 euro esentasse", racconta Jesper Kjems, giornalista di Aahrus che si è riciclato alla causa ecologista di Samso. "Siamo pronti per una nuova missione: far diventare l'isola un paradiso sostenibile". Vogliono importare auto elettriche, sfruttare le onde del mare, far crescere il riuso, vivere di raccolti e turismo leggero.


"Nel 1997 abbiamo vinto una gara e il governo ci ha chiesto di diventare un laboratorio di sostenibilità. Abbiamo dimostrato che in 10 anni si possono cambiare abitudini energetiche e stile di vita". Ecco, la Cina inaugura quattro nuovi impianti a carbone al mese. Nell'Isola di Samso l'elettricista Brian Kjaer ha sistemato in giardino una turbina più alta di casa e risparmia 2 mila euro l'anno. Erik Koch Andersen, tra i più radicali, in garage ha un trattore, un'auto e persino una pressa alimentati dall'olio dei fiori.

A SAMSO SONO CERTI: CAMBIERANNO IL MONDO.



lunedì 17 settembre 2012

URNA BIOLOGICA: ceneri dei defunti per donare di nuovo la vita


Atei, credenti, indecisi, ognuno ha un proprio personale giudizio riguardo alla "VITA DOPO LA MORTE", così come il designer spagnolo Martin Azua, che ha interpretato questo profondo e impalpabile concetto, con un'idea unica, innovativa, forse azzardata, ma sicuramente concreta e stravagante.

BIOS URN, questo è il nome dell'idea di Martin, un'urna biologica per chi pensa all'ambiente anche dopo la propria dipartita.

Ciò che abbiamo preso, possiamo restituire all'ambiente, perché l'urna, oltre ad essere composta da materiali ecocompatibili, permette alle proprie ceneri di "rinascere" sotto forma di albero.

urna-bio



Come dice lo stesso Martin: "Il progetto Bios Urn reintroduce l'essere umano al cerchio naturale della vita.
E' il rituale della rigenerazione e del ritorno alla natura. Bios Urn è un urna funeraria realizzata con materiali biodegradabili: noce di cocco, torba compattata e cellulosa. Al suo interno contiene il seme di un albero. Una volta che l'urna è piantata, il seme germoglia e comincia a crescere."



          urna biologica 


La BIOS URN è in vendita a £ 59 su calmskies.co.uk